Caro Travaglio,

non ti seguivo, non ho mai letto un tuo libro e non ho mai visto uno spettacolo. Non ho mai comprato il Fatto Quotidiano e ho sempre ignorato il tuo blog.

Non è cattiveria, è solo colpa del male comune: la delusione.

Si urla e si sbraita contro le ingiustizie, nell’adolescenza e poi saturi, ci si lascia cullare dall’andirivieni di governi e riforme, e dalla noia ci si assopisce.
D’altronde sappiamo che il moto perpetuo non esiste, se non nel vuoto.

Quindi i casi sono due: o siamo governati dal vuoto – e date le menti di alcuni esimi non è poi così impossibile – ; o c’è una forza che sospinge i moti politici. Magari una mano.

E così arriva il 2011 e la caduta dei governi. Una cosa buona l’ha fatta Monti, ha ridato la speranza.

Poi ovviamente il Professor Monti ha pensato bene di usare le nostre speranze per prenderci a pesci in faccia, dimostrandosi tutt’altro che il deus ex machina tanto acclamato. Ma ormai il danno era fatto, aveva ridestato l’interesse per la Cosa Pubblica in molti che come me si erano assopiti in questo dolce moto. E così anche io mi stiracchio un po’ e accosto l’orecchio a Crozza e a Travaglio, continuando ad evitare come la peste la televisione, soprattutto dopo aver letto Loporcaro.

E chissà, forse è stata proprio la delusione Montiana a scaturire il grande successo di Grillo: un uomo su un palco che grida ciò che tutti vorremmo dire. “Fanculi” compresi.
Sembrerebbe un vero portavoce. Dico “sembrerebbe” perchè ormai tutto ciò che ho acquisito nel sonno della ragione non può che portarmi diffidenza.

E poi arrivano Grasso e la Boldrini; e anche loro dicono ciò che gli italiani pensano di voler sentire: tagli alla politica, impegni seri per risollevare l’Italia… profumano di pulito.

Si sa, in primavera un po’ tutti si innamorano, sarà per questo che le elezioni non si fanno mai in novembre, quando tutti sono incazzati e un po’ depressi per la mancanza di sole. Per un attimo anche io mi sono innamorata, di nuovo ho sospirato speranzosa.

E poi arriva il Giovedì e accendo la televisione per guardare il Servizio Pubblico. E sento te e sento la telefonata di Grasso.
La sensazione che ho provato non era nuova. Ricordo la mia vicina di banco: un mattina accostandosi al mio orecchio, mi aveva comunicato che il mio ragazzo di allora usciva sempre con un’altra. Pare non ci avesse fatto nulla, ma era uscito con lei più volte, raccontandomi bugie perchè non lo sapessi.
Io, impossibilitata ad ogni reazione, ero rimasta imbambolata e fissavo la Professoressa incorniciata dalla lavagna.

Ebbene, sapere che anche Grasso è un po’come il mio ex ragazzo, e che quest’Altra è sempre la sessa mano, quella che sospinge dolcemente il governo italiano, mi ha lasciata allo stesso modo basita.
E fissavo Santoro incorniciato dalla televisione.

Nessuna speranza.

Sembra che quelle poltrone siano maledette: non ci si può accostare senza aver compiuto le giuste strette di mano.
E chi ci garantisce che i grillini non si lasceranno andare ad un giovanile batticinque?

E quindi perchè questa lettera a te?

Perchè non ho mai avuto occasione di ringraziare la mia compagna di banco per avermi aperto gli occhi.

Perchè voglio dirti che in fondo mi fido di ciò che dici e anche se userai la nostra fiducia per prenderci a pesci in faccia, non serberò rancore, diventerai solo un altro che si comporta come molti.

Perchè parlando di ciò che non va detto, mantieni viva la speranza che qualcosa possa cambiare.

Certo, ad alcuni risulti pedante, ma se non si permane nell’accusa chiedendo giustizia, che senso ha iniziarla?
Tanto vale andarsene a dormire, lasciandosi dolcemente cullare dalla mano che affama.

Martina

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